Ordini dei medici del Veneto chiedono incontro immediato con Zaia per correggere le Delibere di agosto.
Gli scriventi Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri del Veneto apprendono con stupore che la Delibera della Regione Veneto sulla “Assunzione e Formazione di 500 giovani laureati non specializzati” sia stata preparata e promulgata senza contattare l’Università di Padova e di Verona.
Gli Ordini ricordano che è compito fondamentale dell’Università provvedere alla specializzazione dei medici neolaureati e che eventuali master e corsi post specialità da parte della Regione Veneto debbono essere preparati in accordo con le strutture universitarie e gli ordini professionisti.
A carenze straordinarie, cioè fuori dalla realtà ordinaria, servono interventi straordinari, ma questo non giustifica la messa in discussione dei canali formativi istituzionali e la drastica riduzione del tempo di studio a vantaggio di un orario assistenziale di qualità ridotta, con medici la cui tutela assicurativa è tutta da inventare visto che la loro posizione non è attualmente contemplata, nel massimo storico del contenzioso medico legale, con buona pace della Legge Gelli.
Il problema centrale è l’abbassamento della qualità dell’assistenza al cittadino in un Sistema Sanitario Regionale che ha retto essenzialmente grazie al senso di responsabilità degli operatori.
Come Ordini del Veneto concordiamo con la posizione della FNOMCeO espressa dal Presidente Filippo Anelli, ed in particolare siamo contro un invio allo sbaraglio di una “manodopera professionale” a basso costo.
Le istituzioni professionali da molto tempo denunciano questo stato di cose, con articoli, interviste, curve di pensionamento e statistiche.
La responsabilità è di chi non solo non ha programmato ma pure lasciato inascoltato ogni nostro appello. Su di loro il peso di questo fallimento che ormai è strutturale e lascia i medici e gli altri operatori sanitari da soli a fare fronte ad una situazione che non hanno contribuito a creare.
Se il Pronto Soccorso è la porta d’ingresso di un ospedale, i reparti di Medicina e di Geriatria sono da sempre quelli deputati ai ricoveri in urgenza, reparti a cui serve la guida di un medico esperto perché le sue reaponsabilità sulla vita e la morte dei pazienti sono gravi ed immediate.
La Delibera di Ferragosto 2019 della Regione Veneto vuole contribuire a risolvere il problema, una delibera rivoluzionaria per la quale è stato dichiarato un lavoro preparatorio di mesi senza che ci sia mai stato il tempo per un confronto fra la Regione Veneto e le rappresentanze della Professione su questo argomento.
Era stato proposto da tempo un allargamento straordinario dei posti in Specializzazione facendo restare la formazione teorica a carico dell’Università e la formazione sul campo a livello di Ospedali in convenzione, realtà peraltro già presenti ed operative ma in minima parte a livello della nostra regione.
Da considerare anche l’immediato inserimento in organico negli Ospedali dove ci sono le maggiori carenze dei medici specializzandi degli ultimi anni con ulteriore bando per i posti liberati.
Ma evidentemente anche qui non c’è stato il minimo confronto.
Il problema principale per noi resta l’immissione di medici ancora da formare in una realtà quotidiana estremamente difficile.
In qualità di Enti Sussidiari dello Stato posti a garanzia della qualità della professione medica ed odontoiatrica chiediamo al Presidente Zaia un incontro per superare le criticità che ravvediamo nelle delibere citate ed avere garanzie sul percorso formativo e sull’assistenza qualificata ai nostri malati.
Distinti saluti.
Gli Ordini firmatari
OMCeO Belluno – Presidente Dott. Umberto Rossa
OMCeO Rovigo – Presidente Dott. Francesco Noce
OMCeO Treviso – Presidente Dott. Luigino Guarini
OMCeO Padova – Presidente Prof. Paolo Simioni
OMCeO Venezia – Presidente Dott. Giovanni Leoni
OMCeO Verona – Presidente Dott. Carlo Rugiu
OMCeO Vicenza – Presidente Dott. Michele Valente
Health worker gap in Italy: the untold truth (The Lancet)
17 agosto 2019 – Luca La Colla (Department of Anesthesiology, Duke University, Durham, NC 27703, USA)
I read with interest the World Report by Marta Paterlini about the shortfall of doctors in Italy. I commend Paterlini for highlighting this unsolved problem, but unfortunately, the piece fails to identify its real cause. Born, raised, and trained as an anaesthesiologist in Italy, then re-trained in the USA, I have had the privilege of living and working in different countries, and in my opinion, this issue is far from being addressed in a thorough and systematic way.
It is true that a real emergency now exists, up to the point where several Italian regions are trying to recruit doctors from Eastern Europe and Pakistan, are hiring Italian trainees in their last year of training, and doctors with no specialisation in emergency departments. Nevertheless, a couple of crucial points are missed in the World Report.
There is some uncertainty about the exact number of Italian doctors working abroad; EU data suggest that 1000 doctors leave the country every year, but this is probably an underestimate. Retaining these doctors in Italy could at least partially solve the problem.
Yes, not enough training positions exist compared with the number of graduates. Simply increasing the number of training positions (with no reassessment of the training pathway) would result in an uncertain curriculum. The number training positions have not been substantially increased this year; however, hiring doctors straight out of medical school with no specialisation (which is mainly being done in emergency departments) poses serious questions about quality of care. Hiring doctors in their last year of specialisation is allowed as long as they start working once their training is complete.
The real problem does not lie in the mismatch between the number of new specialists entering the workforce and the number of doctors who retire at the end of their career, but in the mismatch between the number of doctors leaving (ie, either retiring or leaving the country to work abroad) and entering the system. The real problem is not the scarcity of specialists but rather how unattractive the Italian system is to foreign specialists.
Have those politicians, press journalists, and representative of doctors’ unions who have been making their opinions known ever wondered why no doctor wants to move from France, Germany, the UK, or North America to Italy to work? Why does Italy have to recruit from countries with a lower income and worse working conditions rather than just improving its own working environment and ultimately becoming a more attractive place to work? The benefits of making these improvements would be enormous for patients and the whole medical community.
Italy is not an attractive place to work. Inadequate working conditions, little stability, growth, or potential for career progression, low salaries, the commixture of politics and the health-care system, and fake recruitment committees (the notorious Concorsi Truccati) hit the headlines regularly. Many other countries have plenty of well educated Italian and non-Italian doctors with great skills and ideas who would be willing to work in Italy if circumstances changed.
I do not think (and certainly do not hope) that politicians, doctors’ unions, and journalists are purposefully hiding the problem and diverting the public attention from what the issues are, but I do think that there is inadequate understanding of the real problems. The rest of the world is moving fast, and Italy is reaching a point of no return.