LA CARTA DI VICENZA

LA CARTA DI VICENZA

LA “CARTA DI VICENZA”

Per la centralità del Sistema socio-sanitario Veneto

come “Valore e Bene Comune” sostenibile.

Alleanza tra Associazioni di Cittadini, Onlus, Operatori Sanitari e Ordini professionali.

Documento di indirizzo

PREMESSA

Il cosiddetto “Modello Veneto” della sanità e del sociale, ha subito nel corso degli ultimi anni delle fasi di rallentamento e in taluni casi di arresto. Ciò è dovuto ad una serie di fattori, non ultimi quelli legati a una gestione organizzativa prevalentemente di tipo burocratico e amministrativo.

La carenza dei medici e degli operatori, ma non solo, è una nota dolente di questa fase storica ed è stata determinata della caduta del patto fiduciario tra istituzioni e corpi sociali, oltre che da scellerate scelte della politica nazionale che, in ritardo, sta cercando di recuperare sul numero chiuso in medicina e sulla carenza di risorse economiche per le borse di studio agli specialisti.

Il contesto attuale, dunque, richiede uno sforzo importante di ripensamento e di riprogettazione, oltre che di ridefinizione degli obiettivi che riguardano il Sistema della sanità pubblica sotto il profilo sanitario e sociale. Sono necessarie azioni credibili per salvaguardare il ruolo pubblico e universalistico del Servizio socio-sanitario, evitando politiche di de-finanziamento (già in atto) che stanno mettendo in serio pericolo i servizi ai cittadini.

Diventa necessario, allora, per tutti quelli che hanno a cuore e credono nel Servizio socio-sanitario, nei suoi valori morali e nella sua utilità sociale, assumersi il carico e la responsabilità di mettere a fuoco da una parte le Buone Pratiche, ma dall’altro anche le distorsioni dei sistemi organizzativi, raccogliendo le proposte dei portatori di interesse (stakeholders) dell’intera comunità.

UN’ALLEANZA PER L’ECCELLENZA

Gli elementi di crisi possono essere risolti solo promuovendo un’Alleanza tra i Professionisti e gli Operatori Sanitari, il Volontariato, i Cittadini e le Istituzioni, che ha il solo fine di ridare al “Modello Veneto” quelle caratteristiche di qualità ed efficienza che in passato lo avevano contraddistinto.

A tal fine è necessario recuperare quei margini di scelta che permettano di ridare sbocchi credibili a tutti i professionisti del settore, restituendo dignità e protagonismo attivo nei cambiamenti che interverranno con il nuovo PSSR 2019/23”.

Occorrerà agire sulle più significative e importanti aree di crisi, con interventi puntuali e precisi in grado di rafforzare la presenza delle MGI, dell’ADI e delle strutture intermedie di ricovero, i cosiddetti Ospedali di Comunità, come supporto necessario alla fase post-acuta, indispensabile dopo il ricovero presso i presidi della nostra rete ospedaliera.  Di qui discendono tutte le proposte organizzative che a caduta saranno in grado di collocarsi dentro un quadro dove la Politica si proporrà come motore principale degli avvenimenti, senza subire la prevalenza degli aspetti amministrativi e contabili che fino ad oggi sono stati preminenti.

 

IN DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA

I firmatari della “Carta di Vicenza” sono convinti che la Sanità Pubblica Solidale e Universale è perseguibile e sostenibile ove tutti si assumano responsabilità e operino in modo condiviso e collaborativo. Se la Sanità smarrisce la sua funzione pubblica ci rimetteremo tutti: cittadini, malati, operatori, politici, sindacati, ordini professionali, fondazioni e il danno per il Paese sarebbe molto grave.

Privatizzando la Sanità di fatto non si riduce la spesa perché va messo in conto un notevole grado di abbandono sociale che spingerà nell’aumentare i costi complessivi. Oggi i poveri assoluti e anche quelli relativi non riescono ad accedere ai servizi del SSN e sono sempre più tagliati fuori da ogni possibilità di tutela.

LA PERSONA AL CENTRO

I firmatari della “Carta di Vicenza” concordano nel ritenere che ogni persona, senza alcuna discriminazione, vada garantita nella sua dignità, nella sua identità e nei suoi diritti fondamentali con riferimento alla organizzazione sanitaria e sociale.

Per tali motivi vanno definite le caratteristiche, generali e particolari, dei servizi e dei presidi ospedalieri e delle comunità di accoglienza, affinché i progressi della biologia, della medicina e dell’approccio psicologico, nonché della tecnologia, siano utilizzati per il beneficio delle generazioni presenti e future.

L’obiettivo della “Carta di Vicenza” è quello di favorire un’analisi disincantata della realtà, individuando e analizzando i problemi, proponendo per ciascuno di essi ipotesi di soluzione, senza voler pretendere che tali soluzioni siano le sole e uniche attuabili.

SONO IN ATTO OMISSIONI RIFORMATRICI

  • Nel Veneto, sono state ridotte le Aziende-Ulss, ma le nuove Aziende non sono state ripensate.
  • Sono stati bloccati il turn-over e gli stipendi degli operatori ma non si è mai ripensato al lavoro e al modo in cui lavorare!
  • Sono stati ridotti i posti letto negli ospedali e non si è riformato l’Ospedale, e sono sorti finora solo alcuni ospedali intermedi di Comunità per le cure nel momento post-acuzie che segue il ricovero ospedaliero.
  • Sono state limitate le autonomie decisionali dei medici, attraverso nomenclatori e definizioni di appropriatezza, senza ripensare ad un ruolo autorevole e responsabile del medico.
  • Le professioni infermieristiche oggi scontano una collocazione che preclude qualsiasi possibilità di vedere valorizzata la loro professionalità, nonostante la formazione e lo sviluppo delle competenze specialistiche consentano all’infermiere di garantire oggi elevati risultati assistenziali in piena sicurezza nel processo di presa in carico del paziente.

UN SERVIZIO SOCIO-SANITARIO SOSTENIBILE

Se non si favorisce, o addirittura si ostacola, il tentativo di evidenziare le criticità, e se non si pongono in essere strategie di governance dei processi decisionali, sarà difficile rimuovere gli ostacoli che si frappongono nel cammino verso la possibilità di generare nuovi e migliori equilibri del Servizio socio-sanitario della nostra regione. Tutto ciò mentre i bisogni di salute aumentano, le risorse tendono ad essere insufficienti ed utilizzate in modo non ottimale, ed il sistema tende ad indebitarsi.

Se le parole d’ordine diventeranno, come già si sembra orientati a fare, de-finanziamento, e decadenza dei servizi territoriali, con gli interessi speculativi che sono potenzialmente in gioco, ciò finirà per provocare un ulteriore scontento dei cittadini,  aggravare la frustrazione, già presente, degli operatori socio-sanitari,  finendo per dare ancora più sostanza ad una società in cui i giovani non riescono a vedere il loro futuro e gli anziani si vedono relegati ai margini, ben cogliendo il peso di chi sa di essere considerato solamente un costo. 

Alla luce di quanto emerge nella quotidianità e nelle prassi ormai consolidate delle organizzazioni, oggi serve un Servizio Sanitario Sostenibile, snello, rapido nel dare risposte, che sia in grado di contenere i costi, in un’ottica di corresponsabilità con una visione di lungo periodo.

LA “CARTA DI VICENZA”: UN DOCUMENTO APERTO

La “Carta di Vicenza” è passibile di ulteriori implementazioni sia da parte degli stessi firmatari, sia da quanti ne vorranno condividere gli ideali e i propositi dopo la pubblicazione.

Obiettivo dei firmatari della “Carta”, e ci auguriamo anche quello dei suoi interlocutori, è quello di perseguire il miglioramento continuo in ambito socio-sanitario, convinti che la partecipazione attiva sia una delle più alte forme di dovere civico.

Inoltre, i soggetti firmatari ritengono fondamentale che tali presupposti debbano favorire la creazione di un Tavolo di dialogo e confronto permanente sui temi legati al Servizio sociale e sanitario con tutti i soggetti interessati del territorio.

I firmatari della “Carta di Vicenza” saranno lieti di collaborare con la Regione nella valutazione e definizione dei progetti di cambiamento che interverranno con il nuovo PSSR.

 

IL DECALOGO DELLA “CARTA DI VICENZA”

  1. Affermare e garantire il valore pubblico e universale del Sistema socio-sanitario come fondamento istitutivo e organizzativo. In tale logica il ricorso a mutue volontarie e assicurazioni da parte dei cittadini deve essere posta come azione complementare, o integrativa, e non sostitutiva del sistema pubblico.
  2. Sviluppare e sostenere una cultura della Cura del Quotidiano, negli ambienti ordinari e non solo nei luoghi classici dell’assistenza, ove sono sempre più l’emergenza e una lettura prevalentemente economicistica del sistema a dettare e definire le modalità e il valore della cura.
  3. Valorizzare il Tempo della Relazione, perché senza Relazione non esiste cura; viceversa è solo prestazione. Il Prendersi Cura significa mettere al centro il paziente e i suoi familiari, consci che il Tempo della comunicazione è Tempo di cura e che alcuni dei più importanti aspetti della persona non sono misurabili in moneta. Ciò contribuirebbe anche ad abbattere forme a volte esasperate di contenzioso legale, generate anche da scarsa o inefficace comunicazione e da un non riconoscimento dei ruoli, delle funzioni e dell’organizzazione socio-sanitaria.
  4. Garantire la capillarità dell’assistenza territoriale tramite la figura del medico di Medicina generale per tutti i cittadini. Individuare, favorire e sostenere contestualmente modelli innovativi di presa in carico del cittadino in ambito territoriale che prevedano una presenza e integrazione multi-professionale quali Medicine di Gruppo Integrate (MGI) e Infermiere di Famiglia/Comunità, ed un collegamento diretto tra servizi territoriali, pronto soccorso e reparti ospedalieri a tutela della soddisfazione del bisogno assistenziale espresso e di efficacia nell’erogazione dei servizi territoriali.
  5. Potenziare la presenza dei servizi sociali e sanitari del territorio a favore delle fasce più deboli, perché la riduzione di tali servizi al fine di ridurre i costi, conferma una visione distorta e poco lungimirante, in quanto amplifica nel tempo bisogni e i costi per la collettività. Tagliare i servizi sociali e sanitari territoriali induce al ricorso a prestazioni privatistiche accessibili solo a chi ne ha le possibilità economiche, sfavorendo nuovamente la parte più fragile della popolazione.
  6. Monitorare e condividere le informazioni (e i criteri di monitoraggio) sui servizi territoriali e ospedalieri per valutarne l’efficienza e la capacità di offrire le risposte attese dai cittadini, favorendo la valorizzazione di tutte le professionalità socio-sanitarie, riconoscendone il valore assoluto a fondamento del Sistema Sanitario Nazionale.
  7. Istituire un Forum delle diseguaglianze per focalizzare l’attenzione sui processi che generano marginalità sociale e tematiche legate alla sicurezza e alla prevenzione delle fragilità che, una volta conclamate, si scaricherebbero totalmente sui costi del sistema socio-sanitario.
  8. Consentire alle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza (I.P.A.B) di poter operare al pari di altri competitor privati, nell’ambito di politiche pubbliche socio-sanitarie (anziani, minori, disabili, etc.), conservando la loro vocazione originaria di carità e di assistenza declinate sulla base dei bisogni delle persone fragili, delle loro famiglie e della comunità, attuando un’assistenza di qualità, sostenibile ed efficace.
  9. Favorire la realizzazione di un’Alleanza Sociale e promuovere il Welfare Generativo con nuovi approcci volti a rafforzare la fiducia e il ruolo degli operatori della sanità e del sociale, sostenendo la partecipazione attiva ed efficace dei cittadini e del volontariato, tramite processi di formazione e informazione continua, volti al miglioramento della qualità e dei processi di cura, venendo incontro alle esigenze delle famiglie.
  10. Promuovere l’Alleanza Terapeutica, il Patto di Ospitalità* e il Codice Deontologico* di Servizio al fine di ridurre la distanza tra gli operatori socio-sanitari e la cittadinanza rafforzando l’assunzione di responsabilità collettiva e favorendo la lotta agli sprechi.
 
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