Gentile Direttore,
nel 2015, in Emilia-Romagna, sono stati pagati 19 milioni di euro, a fronte di 1.500 richieste di risarcimento danno per errore medico ed 1 su 4 riguardano interventi chirurgici. A fronte di un totale di circa 350.000 medici, i contenziosi sono 35.000 all’anno per una spesa di 191 mln di euro (Adn Kronos Salute 23/12/2016). Significa che il 10% dei colleghi è inquisito, percentuale assolutamente ipertrofica che non si riscontra in nessuna altra categoria professionale, a meno che non si pensi che la mia categoria sia diventata, in ampia percentuale, imperita,imprudente e negligente!
I pazienti e/o i loro familiari non vogliono giustizia cercano vendetta e ristoro finanziario,ma l’arte di curare è fatta da uomini che assumono decisioni difficili,spesso in solitudine ed in carenza di mezzi, salvo poi trovare il “Solone” di turno che, ex post, li giudica senza aver mai visitato un paz.
Il vero problema, insito nella conflittualità medico-paziente, è che si è interrotto il rapporto di fiducia e si è interrotto quando gli ospedali sono diventati aziende ed hanno adottato tutti i termini propri delle stesse: Budget, tariffe, dirigenti (senza mai esserlo effettivamente!), rapporti costi/qualità, premi di risultato ed invece di essere motivato il personale sanitario è martirizzato!
L’ospedale non è un’azienda, non deve produrre profitto (almeno non solo!),deve produrre salute!
In un’azienda vera, si attuerebbero il turn-over e tutte le procedure atte a ridurre il carico di lavoro e responsabilità, invece il personale sanitario e parasanitario è proletarizzato, balcanizzato, bistrattato, sfruttato e deve far fronte a carenze strutturali generate da una politica imbelle che applica il motto romano: “Divide et impera!”
Medici ed infermieri vengono etichettati come “risorse umane in sanità”, tutte belle parole che non significano assolutamente nulla, in quanto non siamo un valore aggiunto, ma il valore! Il clima che, attualmente, si respira negli ospedali è povero di sorrisi, di cortesia, perché siamo soffocati da turni stressanti, da disfunzioni organizzative e carenze di organico, da macchinari obsoleti, da materiale spesso scadente o insufficiente ed il tutto crea frustrazione e demotivazione; sentimenti più difficili da gestire della rabbia e della contestazione!
Perchè non ci viene concesso quello che chiediamo da anni:
1) Deburocratizzare,
2) Sbloccare il turn over e infondere fiducia nel personale,
3) Creare premi economici per i colleghi che lavorano nelle emergenze/urgenze, Utic,T.I.rianimazioni, dialisi, sale operatorie. Lavori che comportano una usura precoce e che necessiterebbero incentivi per pre-pensionamenti. Il medico che, da anni, lotta contro la morte, la malattia, l’ignoranza, la supponenza e la protervia, si usura! La sala operatoria usura, la dialisi usura, un reparto oncologico usura, l’ostetricia e l’ortopedia usurano. I sanitari che lavorano in ospedali come quello di Nola e di Ancona si usurano precocemente.
L’ansia di contenere la spesa ha logorato il rapporto medico-paziente ed il paziente, parte già diffidente, non si fida più del medico, vuole tutto e subito, pretende di guarire, non accetta il concetto di morte, nemmeno a 100 anni ed ogni malattia deve essere guarita per forza.
La nostra categoria avrà molte colpe, ma vogliamo analizzare i comportamenti ambigui di certi pazienti?
Vogliamo parlare dei pazienti che “tendono tranelli”, che sottacciono volutamente particolari di storia clinica e di patologie e/o terapie mediche in atto o pregresse?
Vogliamo parlare delle schiere di pazienti che denunciano falsi colpi di frusta (ne ho visti a decine nel Ps ortopedico dove lavoravo che mi hanno fatto perdere tempo prezioso, tempo sottratto ai malati veri)?
Vogliamo parlare dei loschi individui che distribuiscono pubblicità di infortunistiche ai pazienti in sala d’attesa dei PS italici e che illustrano come denunciare il medico?
Vogliamo parlare dei pazienti negligenti che non seguono pedessiquamente i consigli del chirurgo che li ha operati o dei pazienti che abbandonano la medicina ufficiale per chi promette loro pronte guarigioni senza sacrifici? Vogliamo parlare dei familiari che ti chiedono una medicina onnipotente e guarigioni impossibili?
Ecco perché sono/siamo sempre sulla difensiva! Perchè frastornati dalle migliaia di avvisi di garanzia (il 95% finisce in un nulla di fatto!!). Perchè perennemente criticati dai pazienti e dai loro familiari che pretendono di proporre diagnosi e terapie lette sull’infallibile “Dr. Google”!
Evitiamo interventi”pericolosi” che, negli anni ’80, facevamo ad “occhi chiusi” per il bene del paziente, mentre adesso ci trinceriamo dietro a un: “..Ma chi me lo fa fare, perché se mi va male, becco pure una denuncia” e non sarà certo il DDL Gelli a farci rinunciare ad una medicina difensiva; unica arma che ci è rimasta per evitare problematiche legali!
Caro Gelli, questo è il risultato prodotto anche dall’ignavia della politica, associato alla passività dei sindacati di categoria che, come le stelle di Cronin, sono rimasti a guardare lo sfascio del SSN!
Oggi a chi interessa ricreare un clima di collaborazione?
Agli avvocati? No di certo, in quanto sulle nostre sfortune ci guadagnano.
Ai tribunali dei diritti dell’ammalato? No, oltretutto, in ogni tribunale esiste il diritto all’accusa ed il diritto alla difesa; dov’è il diritto alla difesa del medico in questo tribunale? In aggiunta, alcuni personaggi hanno costruito una carriera politica sfruttando la “gogna mediatica” nei confronti della mia categoria.
Alla magistratura? Io credo nei magistrati,in quanto sono gli unici che hanno a cuore la nostra situazione, in quanto nel 95% dei procedimenti penali ci assolvono e nel 65% in ambito civile! Ergo, ringrazio la magistratura per il lavoro meritorio nei confronti della mia categoria!
Alle assicurazioni? Figuriamoci, guadagnano fior di quattrini sulle nostre polizze.
Ai politici? Meno che meno. L’intervento del legislatore, fortemente richiesto dai medici è ben lungi dal concretizzarsi e il DDL Gelli è solo un pannicello caldo somministrato ad un moribondo!
Gli unici interessati a che, questo rapporto, si ristabilisca sono gli stessi medici ed i pazienti, attualmente categorie volutamente contrapposte, pertanto, l’alta reattività giudiziaria nei confronti della nostra categoria deve essere disincentivata per i seguenti motivi:
1) si deve prendere atto che la medicina non è onnipotente ed ha dei limiti legati alla biologia ed al tempo. La morte non si sconfigge e le malattie, a volte, ma non sempre, si curano!
2) spesso i pazienti/familiari prendono decisioni in un momento in cui sono psicologicamente esposti ed indotti ad attribuire possibili colpe e responsabilità a chi, professionalmente, ha come unica mission la cura, il sollievo dalle sofferenze ed ha dovuto correre rischi notevoli per fare il proprio dovere.
3) la presentazione di una denuncia/querela non comporta costi di alcun genere.
4) in caso di archiviazione o proscioglimento del medico indagato il denunciante/querelante e tantomeno il perito medico e l’avvocato che l’hanno consigliato non rischiano nulla,non potendo quasi mai, essere provato il dolo/malafede.
Come afferma l’autorevole magistrato Marco Rossetti (nel suo testo:”Qualità della consulenza medico-legale e responsabilità del consulente): “…Ci sono alcuni squallidi operatori che sobillano denunce di malpractice per interessi di bottega!
Per il giudice Rossetti, il consulente tecnico di parte che abbia svolto male il suo operato è responsabile anzitutto nei confronti della parte che ha mal consigliato, ma è anche responsabile nei confronti di chi ha subito ingiustamente (come imputato) l’azione giudiziaria incardinata su una relazione colposamente o dolosamente inesatta. Infatti, la consulenza tecnica errata può essere la “conditio sine qua non” di una sentenza (errata) con la quale il giudice ha accolto le tesi del CTU (Trib. Napoli 22 gennaio 2000, Trib. Bologna 12 maggio 1999).
Inoltre, se il consulente agisce con dolo eventuale o con colpa con previsione dell’evento, siffatta attività può collocarsi nell’ambito di abuso del diritto di difesa, nel cui ambito l’attività del consulente tecnico è la più autentica espressione. Ne deriva, per il medico denunciato sulla base di una relazione consapevolmente faziosa del consulente tecnico della controparte, la possibilità di chiedergli il risarcimento dei danni ingiustamente patiti in sede civile.
Il diritto alla salute del paziente non implica il dovere di guarigione del medico e solo chi è passato da innocente, sotto le “forche caudine” di un avviso di garanzia, sa cosa vuol dire essere indagati, imputati ed assolti, dopo un iter infinito di anni, come è successo a migliaia di colleghi chirurghi!
Concludo con una frase del Procuratore capo di Venezia, Dr. Nordio: “Le denunce false per presunti casi di malasanità sono, in percentuali molto rilevanti, tentativi di arricchimento che fanno danni enormi alla tutela della salute dei cittadini ed alle casse dello Stato. E’ un fenomeno datato che cresce esponenzialmente e parallelamente all’accentuarsi della crisi economica”.
Dr.ssa Mirka Cocconcelli
Chirurgo ortopedico
Bologna