lettera del Presidente Obiettivo Ippocrate su DDL Gelli 29.02.2016

lettera del Presidente Obiettivo Ippocrate su DDL Gelli 29.02.2016

Ddl Gelli: cala la notte!

L’associazione “Obiettivo Ippocrate” è nata con lo scopo principale di occuparsi della responsabilità professionale in campo medico. La questione è estremamente complessa e coinvolge molteplici ambiti, alquanto eterogenei, ed a volte tra loro in conflitto. Lo spirito che ci anima è fondamentalmente collaborativo e, pur coscienti della gravità drammatica per i cittadini, e per gli operatori sanitari in genere, dell’attuale situazione ma soprattutto degli scenari futuri che si vanno delineando, la nostra volontà è di dare un apporto costruttivo se non alla soluzione della problematica almeno ad affrontarla e sviscerarla in maniera corretta.

In questo contesto non può non avere un ruolo fondamentale il Ddl Gelli attualmente in esame al Senato. Non è mia intenzione in questa sede analizzarne gli aspetti positivi, già sufficientemente sottolineati dai firmatari, né i punti critici già più volte indicati da autorevoli firme (Daniele Rodriguez ed Anna Aprile, Tiziana Frittelli, Alberto Tita, Mirka Cocconcelli solo per fare alcuni nomi).

Come associazione ci limitiamo qui a manifestare la nostra profonda preoccupazione per tre aspetti inseriti nel Ddl Gelli:

  • La possibilità di agire direttamente sull’esercente la professione sanitaria da parte del presunto danneggiato (comma 3 dell’art. 7, comma 2 dell’art. 9, comma 1 dell’art. 12), nell’ambito di un Servizio Sanitario Nazionale, in cui l’esercente la professione sanitaria ricopre un ruolo di pubblica necessità con un rapporto di dipendenza con il Servizio Sanitario.
  • La necessità del singolo esercente la professione sanitaria, anche dipendente del Sistema Sanitario Nazionale, di stipulare singolarmente una adeguata polizza assicurativa (comma 3 art. 10), abbandonando il singolo professionista ad interfacciarsi da solo, coi titani assicurativi nei confronti dei quali le stesse Aziende Sanitarie stanno facendo un passo indietro, pur avendo un potere contrattuale decisamente superiore. Attualmente le polizze proposte hanno durata annuale, con diritto di recesso unilaterale alla sola notifica di sinistro, con aumento esponenziale del premio assicurativo a seguito della sola notifica del sinistro, sempre che si riesca a trovare una compagnia assicurativa disposta a stipulare una nuova polizza. In tal caso che farà il medico? Smetterà di esercitare la professione?
  • Il concetto di autogestione assicurativa o autoassicurazione o autoritenzione del rischio possibile per le Aziende del Servizio Sanitario Aziendale (comma 1 dell’art 10) che, al di là della reale e mera opportunità economica, tutta da dimostrare, ci lascia molto perplessi sulle reali competenze delle Aziende su una problematica che, in ambiti non solo sanitari, è sempre stata gestita da chi si dedica esclusivamente a questo. Vi immaginereste mai una compagnia assicurativa che si apre una proprio ospedale, in cui dislocare parte dei propri dipendenti (avvocati, brokers, assicuratori) e li trasforma in operatori sanitari per risparmiare sui costi delle prestazioni sanitarie?

In questa giungla abbiamo sempre pensato (e vogliamo continuare a pensare) che le criticità di ciò che si va a delineare, fossero la conseguenza della complessità della problematica, che rende impossibile a chiunque focalizzarne le molteplici sfaccettature e coglierne gli infiniti aspetti, se non in un lavoro di squadra che coinvolga attivamente le numerosissime figure, che per competenza e diretta e quotidiana esperienza, possano insieme progettare, creare e poi rendere applicabile una legge giusta ed equa per tutti.

Proprio in quest’ottica di collaborazione richiediamo un confronto con l’On. Federico Gelli su quanto dallo stesso espresso martedì 23 febbraio nell’intervista al programma di Radio 1 Rai “Bianco e Nero”: “……se però il cittadino non è contento di ricevere l’indennizzo economico da parte dell’ospedale e quindi chiede e deve in quel momento indicare che sia proprio quel medico che si chiama………chiedere un indennizzo economico anche direttamente a quel professionista……”. Parole che hanno fatto calare la più buia e fredda delle notti sulle speranze di noi medici di essere parte attiva nella creazione della riforma. Parole che, esposte e divulgate ad una platea di migliaia di persone, quale espressione di un disegno di legge che potrebbe cambiare la sanità per i prossimi decenni, rischiano di far passare il concetto, a nostro parere errato e pericoloso, della futura facilità e convenienza di intraprendere contenziosi nei confronti dei singoli medici solo per raggiungere un indennizzo più soddisfacente e sostanzioso.

Come associazione crediamo che le conseguenze che queste parole avranno sui cittadini, sui pazienti e sugli esercenti le professioni sanitarie siano difficilmente immaginabili e quantificabili.

Partendo dal presupposto che il diritto all’assistenza sanitaria, dato che la salute in quanto tale non può purtroppo essere un diritto, ed il diritto ad un giusto ed equo indennizzo sono inalienabili ed intoccabili in una società civile, credo che servirà uno sforzo immane da parte di tutti per recuperare due concetti che quotidianamente ripeto tra me e me:

  • Il rapporto medico-paziente al di là di regole e leggi, che giustamente devono esistere, si fonda sostanzialmente su un rapporto di fiducia reciproca.
  • Il paziente che più può denunciare non sarà mai un paziente più tutelato, perché l’approccio del medico sarà, anche solo a livello inconscio, influenzato da questa rincorsa al responsabile, al colpevole all’indennizzo e quindi, soprattutto nelle situazioni più complesse, più difficili, di grigio, potrà accadere di scegliere di non fare, o di fare la cosa che espone meno il professionista, anche se in quella specifica situazione potrebbe non essere quella che dà maggiori possibilità al paziente.

 

Massimiliano Zaramella

Presidente “Obiettivo Ippocrate”

www.obiettivoippocrate.it

 
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